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d.r.fotografia b&w photography by moreno bacciotti
Lo sviluppo produce argento metallico, lasciando inalterato l'alogenuro; l'emulsione resta lattiginosa, a bassa trasparenza, per la presenza dell'alogenuro non esposto e non annerito, ma che potrebbe annerire - in seguito - per la sola azione della luce. Il fissaggio scioglie l'alogenuro, formando un sale complesso, e rende trasparente l'emulsione; la sua azione non deve essere quindi limitata al tempo necessario a produrre la trasparenza, ma protratta per un tempo ulteriore, almeno uguale a questo, per asportare il sale complesso dall'emulsione, riducendo i residui di bromuro d'argento al disotto di livelli che potrebbero risultare dannosi per la conservabilità del materiale.
Un prolungamento - entro limiti ragionevoli - del tempo di fissaggio non produce alcun effetto dannoso; solo dopo alcune decine di minuti si
può osservare una riduzione della densità globale, per la blanda azione dissolvente del tiosolfato sull'argento metallico.
La gestione del bagno di fissaggio è semplice: si verificherà con la cartina al tornasole il permanere dello stato di acidità, si controllerà che i tempi di trasparenza dell'emulsione non
superino il doppio di quelli del bagno fresco: oltre questo limite il prodotto è da considerarsi praticamente esaurito. La scarsa acidità potrà essere compensata dall'aggiunta di pochi mi/litro
di acido acetico; l'uso del bagno di arresto, disolito, evita il pericolo che l'acidità diventi insufficiente.
Il bagno è normalmente costituito da una soluzione di tiosolfato di sodio - circa al 30% - addizionata di
metabisolfito di potassio(o di altro prodotto acidificante) nella misura media di 20
g/litro. Il tiosolfato di ammonio, al 20%, ha un'azione più rapida. Si possono aggiungere altri prodotti:acido borico (10 g/litro), acido acetico (15 mi/litro), solfito di sodio anidro (15 g/litro), che esercitano un'azione tampone del pH. Altre
aggiunte possibili sono gli allumi, di cromo o di alluminio, per i fissaggi cosiddetti induritori; il bagno
induritore, utile nei climi tropicali, richiede tuttavia un prolungamento del lavaggio finale, per la ridotta permeabilità della gelatina indurita.
Anche i bagni di fissaggio sono posti in commercio in tipi differenti: dal prodotto in polvere, da sciogliere in acqua, a quello concentrato, da diluire in proporzioni diverse a seconda
dell'uso; il fissaggio per carta usa infatti una minor concentrazione in tiosolfato, rispetto a quello per negativi. Più raramente, viene venduto in
soluzione pronta all'uso. La conservazione del bagno di fissaggio non richiede le precauzioni necessarie per i bagni di sviluppo; la durata nel tempo è praticamente illimitata, e va scartato solo
quando manifesti alterazioni: odore di uova marce, presenza di precipitato bianco-giallastro oppure risulti esaurito.
La composizione dei bagni di fissaggio
Nel trasporto delle copie dal bagno
di sviluppo al bagno di fissaggio con un breve intervallo di lavaggio, il bagno di fissaggio si alcalinizza in seguito ai residui di sviluppatore che vi si trasportano impregnati nella gelatina.
Alla fine lo sviluppo procede per un breve periodo di tempo anche nel bagno di fissaggio e ciò è causa di velo dicroico e di macchie gialle.
Si prevengono questi inconvenienti adottando un bagno acido d'arresto tra lo sviluppo ed il fissaggio, ma oggi, generalmente,si preferisce acidificare anche il bagno di fissaggio stesso.
Il procedimento è semplice perche basta aggiungere alla soluzione di iposolfito uno degli acidi che esso comporta. Per esempio, il metabisolfito di potassio ed il bisolfito di sodio possono essere aggiunti direttamente. Un bagno di fissaggio acido composto in questa maniera e dunque costituito, per esempio da:
Bagni di fissaggio 1)
|
||
Prodotto chimico | u | quantità |
Iposolfito di sodio cristalli | g. | 250 |
Metabisolfito di potassio | g. | 25 |
Acqua q. b. per | cc | 1000 |
oppure: ..............
Bagni di fissaggio 2)
|
||
Prodotto chimico | u | quantità |
Iposolfito di sodio cristalli | g. | 250 |
Bisolfito di sodio | g. | 40 |
Acqua q. b. per | cc | 1000 |
oppure: .............
Bagno di fissaggio 3)
|
||
Prodotto chimico | u | quantità |
Iposolfito di sodio cristalli | g. | 250 |
Acido borico | g. | 30 |
Acqua q. b. per | cc | 1000 |
La dose di iposolfito può essere ridotta a 200 g oppure può essere elevata a 300. Per
il Iratlainento delle carte la ,si può ridurre anche a soli 150 g. Non è necessario diminuire proporzionalmente anche la dose dell'acido. Il Ph di un bagno composto di solo iposolfito si trova tra 7,3 e 8; il Ph di un bagno di fissaggio acido dovrebbe trovarsi tra 4,2 e 5.
Solo i predetti acidi deboli possono essere aggiunti alle soluzioni di iposolfito direttamente. Con acidi forti, e anche con forti concentrazioni di acidi deboli,
dall'iposolfito precipita lo zolfo sotto forma colloidale, prima molto lentamente ed in modo pressoché invisibile, ma poi sempre più rapidamente fino a scomporre l'intera sostanza. Una volta
iniziata la reazione essa prosegue anche senza l'apporto di maggiori quantita d'acido; lo zolfo colloidale formatosi inizialmente fa da catalizzatore per la precipitazione di tutta la
soluzione.
Si previene la reazione tamponando la soluzione con solfito di sodio. Dopo tale aggiunta si può acidificare il bagno di fissaggio anche con acido acetico o con acido cloridrico. Per esempio
:
1) | ||
Prodotto chimico | u | quantità |
Iposolfito di sodio cristalli | g. | 250 |
Solfito di sodio anidro | g. | 15 |
Acido acetico glaciale | cc | 25 |
Acqua q. b. per |
cc | 1000 |
L'acido acetico glaciale (o l'acido cloridrico qualora si volesse usare questo) va previamente diluito in una parte dell'acqua di soluzione.
L'acidità del bagno di fissaggio in nessun caso deve scendere a pH = 3o nelle sue
vicinanze.
Il bagno di fissaggio dev'essere tamponato con solfito di sodio anche quando si adotta un bagno d'arresto acido intermedio. L'apporto di acido del bagno d'arresto impregnato nella gelatina
sarebbe sulììciente per dare inizio alla precipitazione dello zolfo colloidale. In questo caso il bagno di fissaggio può essere composto semplicemente nel modo seguente:
2) | ||
Prodotto chimico | u | quantità |
Iposolfito di sodio cristalli | g. | 250 |
Solfito di sodio anidro | g. | 15 |
Acqua q. b. per | cc | 1000 |
La dose di 15 g/l di solfito di sodio è normalmente sufficiente; solo se si prevede di dover operare a temperatura superiore a 21 °C occorre raddoppiarla e portarla
a 30 g/l, sia nella composizione del bagno di fissaggio acido, sia nel bagno di fissaggio semplicemente tamponato.
Nei bagni di fissaggio acidi il materiale dev'essere trattato più a lungo che nel bagno di iposolfito semplice. Il raddoppio del tempo necessario per schiarire il
negativo generalmente non e sufficiente; per ottenere risultati veramente definitivi in riguardo alla conservabilità la durata del fissaggio dovrebbe essere quattro volte quella che occorre per
far scomparire lo strato lattiginoso.
Il lavaggio finale ha un'importanza notevolissima agli effetti della conservazione del negativo; il
permanere di tracce anche modeste di tiosolfato - e di sale complesso argento-tiosolfato che si formano nel fissaggio - rende l'immagine aggredibile dall'idrogeno solforato sempre
presente nell'atmosfera; ne consegue la formazione di solfuro d'argento - marrone più o meno scuro - più stabile dello stesso argento metallico nero: è facile constatare, specie
su vecchie immagini - o anche su più recenti, se fissate male - la presenza di deturpanti macchie brunastre, praticamente ineliminabili. |